BOOK XVIII

 

 

 

  
L'Età d'oro del Canto - Dei principi e degli stili

(XV - XVIII sec.)

(Nella Anfuso 2003)

Considerata dalla critica internazionale l'unica ed ultima erede della grande Scuola Italiana di Canto, Nella Anfuso raccoglie in questo libro la maggior parte dei testi e documenti che testimoniano, dal XV al XIX secolo, la concezione estetica e tecnica del Canto nei suoi vari aspetti riguardanti la costruzione del perfetto strumento vocale.

Il libro chiarisce finalmente le verità sulla reale vocalità storica; esso svela di conseguenza le falsità che, complice lo show-business e l'industria discografica (primo e deleterio esempio di globalizzazione culturale), da alcuni decenni mistificano la vocalità italiana (ed italianizzata) da Monteverdi a Bellini e ne deturpano i capolavori musicali.

L'autrice rivela i segreti estetici ed esecutivi del monteverdiano Parlar Cantando e della virtuosità "spiccata", della grande estensione vocale e della miracolosa esecuzione dei 25 trilli sullo stesso fiato, del cacciniano favellare in armonia e dell'Aria tripartita settecentesca fino al canto figurato del primo Ottocento, tutto quanto l'ha resa oggi celebre in tutto il mondo.

Le acute riflessioni ed i documenti riguardanti la realizzazione pratica dei diversi stili forniscono un aiuto completo a coloro che vogliono essere fedeli storicamente all'Arte Vocale del nostro passato.

 

 

 

Nella Anfuso, L'Età d'oro del canto, Fondazione Centro Studi Rinascimento Musicale, Sezze Romano 2002, pp. 117, s.i.p.

C'è qualcosa di severo e assoluto nel modello estetico portato avanti da Nella Anfuso, cantatrice e studiosa singolarissima dei nostri tempi. Severo nella condanna di ogni degenerazione rispetto agli esiti raggiunti in quelli che furono da diversi punti di vista i secoli d'oro del canto italiano (dal Cinquecento fino alla fine del Settecento). Assoluto nell'insistenza su un ideale di tecnica vocale basato sulla perfetta fusione dei registri, sull'emissione limpida, su una virtuosità che si ispira al canto degli uccelli e sull'impiego dei portamenti; sulla superiorità, in definitiva, di quella scuola italiana «che utilizza al massimo le possibilità dello strumento vocale e ne salvaguarda contemporaneamente la salute fisiologica».

Questo volume, che risale a otto anni fa ma che non era mai stato recensito su MUSICA, colpisce per la passione e per la coerenza con cui l'autrice mette a fuoco la sua visione della storia del canto; una visione polemica e controcorrente rispetto a molte verità diventate pigramente «ufficiali» nei decenni recenti, ma resa più persuasiva da una serie di citazioni singolarmente pertinenti: di trattatisti celebri come Tosi e Mancini, ma anche di studiosi meno conosciuti come Bonini, Bontempi e Leonesi e di compositori come Caccini, Rossini e Chopin.

Gli argomenti toccati sono tantissimi - si parla dei trilli, dello spiccato e della sprezzatura; della musica nei monasteri femminili, della vocalità della Malibran e dei malintesi degli specialisti odierni di musica antica - ma il nesso logico che unisce il discorso non è mai in dubbio.

Stephen Hastings

MUSICA - Maggio 2010

 

 

 

 

 

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