Musica: perché l'incanto estetico non consiste veramente nei
fatti che narra la poesia, ma
nell'accento della narrazione, nell'onda musicale che batte
la memoria e a noi tramanda i miti, vivi del suono che ci
commuove. Di qui il carattere di liricità di ogni racconto
poetico; e di qui il ritmo, la concessione intrinseca, la
vita dell'epopea omerica. Non è Achille che piange sulle
dune del lido e chiama la madre dalle onde la vera causa
della mia commozione. Non è Ulisse pensoso della patria
lontana sulle rive dell'isola di Calipso il fatto poetico
che Omero vuole comunicare. Il pianto di Achille è poesia
perché ha un suono, quel suono di parole; e l'apparizione di
Teti entra nel mio spirito perché è musica di marine
solitarie, il gemito di un volto notturno profilato nella
nebbia, una dolce voce materna sospesa sulle acque. Ogigia è
l'isola della morte, recinta di rigidi cipressi e bruna di
viole, e si tinge di mesti colori sulla tela della poesia,
perché i colori sono figure ritmiche e risplendono e si
adombrano per la disposizione delle parole.
La poesia
non può essere altro che il discorso dell'individuo che
faccia parlare uomini e cose con gli accenti della sua
anima.
L'animo di
Omero ha accompagnato l'umanità dallo stato istintivo ed
eroico allo stato del suo ingentilimento. Per modo che tutto
il mondo umano fu abbracciato e cantato da Omero, con un
respiro così ampio e lungo che nella storia della poesia non
trovò l'eguale, né forse, in quella purezza e libertà di
forme, potè più trovarlo.
La Musa di
Omero manda il suo canto sempre nuovo nei secoli umani
perché è Musa spontanea, la vera Musa: non accorta né
costretta sulla pagina da ragioni esteriori. E si può
credere anzi che non avesse neppur bisogno della pagina e
che la sua voce fosse prima ascoltata e molto tardi
trascritta.
Miracoli
che solo una Musa spontanea poteva operare, e non il
simulacro di una Musa scaltrita che muta il suo volto nelle
luci dei suoi specchi e compone e ricompone la sua bellezza
contemplata e cercata.
Da Omero
ci viene l'eredità della poesia e il primo culto
dell'umanità come vita dello spirito: quanto di più grande
potè darci la Grecia. E dopo Omero seguitammo per questa
via; e nei nostri abbattimenti ascoltammo e ritrovammo
quella voce, e nuova lena ci sollevò. E così andando nella
storia ci avvedemmo che la vera civiltà consiste di poesia e
di pensiero. E ci avvedemmo anche, sempre più seguitando,
che l'uomo, pure sostenuto dall'immaginazione, è destinato a
pensare e a tormentarsi senza èsito certo. Ma intanto, per
giungere alle sue conquiste quali che siano, e siano pur
vane, l'uomo non può far altro che accettare questo destino
e rinnovarlo: naufrago come Ulisse, ed oltre e più di
Ulisse, avventurato nel mare infinito dell'Essere.
I.
LAMENTO DI ARIANNA
II.
Speranza
Orfeo
III.
Messaggera
Orfeo
IV.
Lettera Amorosa II
Se pur
destina
NELLA
ANFUSO Cantatrice Pier Luigi Polato Chitarrone
Margherita
Dalla Vecchia Organo di legno
Bottega Teatrale di Firenze